Carlo Varini sul set di «Bankomatt», di Villi Hermann, 1989

Apprendiamo la notizia della tragica scomparsa di Carlo Varini (Ascona, 16 agosto 1946 – Cathervielle, 18 maggio 2014), stimato e riconosciuto direttore della fotografia locarnese. AFAT e l’insieme di tutti gli autori e professionisti del cinema ticinese porgono le loro più sentite condoglianze ai famigliari di Carlo, anch’essi importanti attori del mondo della cinematografia e della cultura nella Svizzera italiana. In sua memoria vi proponiamo un ricordo di Villi Hermann*, suo amico e compagno di avventure,

Creatore della luce

Carlo per me era un vero creatore della luce. Non aveva come tanti altri direttori della fotografia anche l’aspirazione di fare lui stesso del cinema. Lui amava il progetto, si buttava e lottava per fare il film ideato dal regista.

È stato l’assistente di Ciccio Berta per diversi film del periodo di Tanner, Soutter e Goretta, per Schmid, Reusser e Koerfer, nonché per il mio San Gottardo. È stato molto attivo nella creazione del Sindacato dei tecnici svizzeri del cinema (ssfv), di cui è membro fondatore con Berta, Janett ed altri.

Dopo il mio film Matlosa, di cui Carlo è stato il direttore della fotografia, il regista francese Luc Besson, che aveva già girato il suo primo cortometraggio con Carlo, voleva lavorare con lui per il suo primo lungometraggio “Le dernier combat”. I sindacati francesi però esigevano un certificato di Direttore della fotografia. C’era molto scetticismo ad affidare la direzione della fotografia ad uno straniero che non aveva mai lavorato in Francia come direttore della fotografia su un lungometraggio. In seguito, Carlo ottenne la nazionalità francese e divenne membro dell’Association française des directeurs de la photographie cinématographique (AFC).

Carlo voleva sapere sempre tutto sul film che si progettava, con chi si lavorava. Preparava minuziosamente le ricerche dei luoghi e amava gli attori, anche quelli un po’ capricciosi come Flavio Bucci su Matlosa. Mi consigliava anche nel casting, sentiva subito se un attore o un’attrice “prendeva bene” la luce. Era lui che mi convinse a scegliere la allora sconosciuta Francesca Neri. Ma Carlo lavorava anche con poca luce e in condizioni dure. Mi raccontava i vari problemi avuti sul film di Mrinal Sen girato in India.

Carlo si arrabbiava, come tutti i professionisti, per la “mancanza di serietà”. Non sopportava i cosiddetti “tira adree i sciavatt”, ma era sempre disposto ad improvvisare sul momento per amore del film. Recentemente mi raccontava dell’ultimo film dei fratelli Dubini, pochi mezzi e un budget limitatissimo. Una luce in questo film che meritava la nomination per un nostro Quartz, ma che ha ricevuto riconoscimenti solo all’estero.

Ho fatto spesso visita a Carlo a Parigi nella Rue Chabrol, nel suo quartiere della Gare de l’Est, vicino allo splendido mercato coperto di Saint-Quentin, dove Carlo comprava buon cibo e vino per cucinare e parlare di progetti vissuti e futuri.

La filmografia di Carlo è molto francese ma anche molto svizzera e molto ticinese. Mi sembrano parole un po’ scioviniste ma lui era fiero di provenire da Locarno, via Varesi.

Ciao, amitiés et fraternité
Villi

*Villi Hermann, regista e produttore